Arte degenerata

'Arte degenerata' è il termine dispregiativo con cui il nazismo identificò e mise al bando le opere e gli artisti non conformi alla sua visione nazionalista e razzista.
I nazisti iniziarono un programma di pulizia etnica anche nell'ambito dell'arte,"epurando" i musei tedeschi da tutte le opere moderne: cubiste, espressioniste, dadaiste, astrattiste e primitiviste.
Più di seimila opere vennero confiscate, poi in parte messe al rogo, in parte vendute ai musei stranieri e in parte esposte in una mostra pubblica, inaugurata da Hitler ne 1937, con l'intento di ridicolizzarle. Le tele esposte furono affiancate da slogan derisori e accompagnate, a titolo di confronto, dai disegni di malati mentali internati.
Le opere condannate avevano la sola colpa di essere l'espressione di stili non tradizionali e non realisti, di correnti considerate sovversive, di autori politicamente schierati a sinistra o di origine ebraica; oppure di rappresentare la società tedesca nei suoi aspetti poco edificanti ed esaltanti.
Molte opere espressioniste infatti denunciavano problemi sociali che il regime voleva nascondere: povertà, ingiustizie, vizi e spregiudicatezze della borghesia, difetti dei politici, fino a criticare la figura stessa di Hitler.

Elenco dei più noti artisti (e/o relative opere) non graditi al regime nazista:
Hans Arp, Marc Chagall, Otto Dix, Max Ernst, George Grosz, John Heartfield, Wassily Kandinsky, E.L. Kirchner, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Kate Kollowitz, Edvard Munch, Gabriele Münter, Emil Nolde, Pablo Picasso, Vincent Van Gogh; e tra i musicisti, scrittori e registi: Bela Bartok, Arnold Shoemberg, Kurt Weill, Ernst Toller, Billy Wilder.

Dal discorso di Hitler durante il Congresso della Cultura (1935):
"Sono certo che pochi anni di governo politico e sociale nazionalsocialista porteranno ricche innovazioni nel campo della produzione artistica e grandi miglioramenti nel settore rispetto ai risultati degli ultimi anni del regime giudaico.
(…) Per raggiungere tale fine, l'arte deve proclamare imponenza e bellezza e quindi rappresentare purezza e benessere. Se questa è tale, allora nessun'offerta è per essa troppo grande. E se essa tale non è, allora è peccato sprecarvi un solo marco. Perché allora essa non è un elemento di benessere, e quindi del progetto del futuro, ma un segno di degenerazione e decadenza. Ciò che si rivela il "culto del primitivo" non è espressione di un'anima naif, ma di un futuro del tutto corrotto e malato. (…)
Chiunque ad esempio volesse giustificare i disegni o le sculture dei nostri dadaisti, cubisti, futuristi o di quei malati espressionisti, sostenendo lo stile primitivista, non capisce che il compito dell'arte non è quello di richiamare segni di degenerazione, ma quello di trasmettere benessere e bellezza. Se tale sorta di rovina artistica pretende di portare all'espressione del "primitivo" nel sentimento del popolo, allora il nostro popolo è cresciuto oltre la primitività di tali "barbari".

 

Manifesto della mostra "Arte degenerata"

 

Adolf Hitler allo specchio (fotomontaggio) - John Heartfield (1933)

 

 

 

 

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