Sei in una stanza di ospedale. No, è la stanza della nonna nella clinica. Lei, seduta sulla sedia a rotelle, guarda dalla finestra. L'avevi già sognata altre volte così, com'è nei tuoi ultimi ricordi: muta, accenna appena un sorriso quando ti vede ma non sai se ti riconosce davvero. Spingi la sua carrozzella lungo corridoi deserti, grigi, ora ti sembra di nuovo di essere alla scuola materna… Vi fermate di fronte ad un'altra finestra, fuori un bosco fitto riempie tutta la visuale. Senti la sedia dondolare e la senti perché adesso ci sei sopra anche tu, seduto sulle ginocchia della nonna… non hai più età né corpo, sei piccolo, piccolissimo… e il dondolìo si accompagna a un mormorio ripetuto, un suono ipnotico e dolcissimo pronunciato dalla nonna che ti avvolge col suo calore… e da quella finestra sul bosco una luce meravigliosa vi inonda.
Apri gli occhi a malincuore, ancora pervaso da quella sensazione di pace. Una delle tendine della grande finestra si è sganciata e il sole del primo mattino è venuto a trovarti proprio sul divano.
La casa è silenziosa, Linda di là dorme ancora, probabilmente. Ti avvicini ai vetri per dare un'occhiata al mondo di fuori, la città che si sta svegliando e che compirà un altro giorno senza di te. Speri davvero che il prezioso messaggio che avete decifrato porti presto ad una soluzione positiva di tutto. Questo momento tranquillo ti permette di osservare con calma l'appartamento di Linda, notare tanti piccoli dettagli che ti erano sfuggiti, cose che ti parlano un po' più di lei: le piante tenute con cura in quell'angolo della sala, un fermaglio per i capelli dimenticato su un ripiano, una serie di curiosi mazzi di carte in un cassetto (sì, non hai resistito alla tentazione di curiosare più a fondo), un foglietto di appunti presi ieri e scivolato sotto il tavolo…
C'è poi un angolo di ripiano accanto alla finestra, dove vedi appoggiato un set di fotocornici digitali.
Non l'avevi notato prima, sarà stato spento: dev'essere a carica solare perché è esattamente nel raggio di illuminazione della finestra. Sono tre le foto che appaiono ai tuoi occhi: in una si vede una bimba di pochi mesi in mezzo a mamma e papà (dev'essere lei), in un'altra riconosci proprio Linda, anche se più giovane, insieme ad un'altra ragazza; nella terza si vede lei sola quasi di spalle, mentre è appoggiata a un ponte e guarda l'orizzonte. Quella ragazza con cui è abbracciata le somiglia, ti viene da pensare che siano sorelle – ma poi rifletti che non è possibile, negli anni in cui siete nati voi il Governo aveva imposto i figli unici, come succede periodicamente per controllo demografico.
In quel momento Linda arriva alle tue spalle di sorpresa, ancora in tuta da notte e piedi scalzi, dandoti il buongiorno. Ti giri di scatto, trasalendo come se fossi stato sorpreso a fare una cosa proibita… poi noti che anche il suo sguardo si è soffermato sulle foto. Decidi di coinvolgerla nella tua curiosità: "Posso chiederti chi è quella ragazza? Vi assomigliate molto, potrebbe essere tua sorella".
"E' come se lo fosse" risponde Linda in tono malinconico. Forse non dovevi toccare quel tasto.
"Scusa, ho detto qualcosa di sbagliato?"
Lei ti sorride dolcemente, scuote la testa e poi ti fa cenno di seguirla mentre si sposta sul divano e vi si accoccola. "Si chiamava Siria. Era la mia migliore amica".
Non ti è sfuggito l'uso del passato, ma non osi dire né pensare nulla: lasci che sia Linda a raccontarti tutto.
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