"Un giorno i genitori di Siria hanno scoperto le sue poesie. Naturalmente si sono subito preoccupati, ne hanno parlato a scuola, è stato coinvolto lo psicologo. A quell'età c'è un po' più di tolleranza sugli eccessi dei ragazzi, la cosa poteva anche finire lì se lei avesse smesso...
Ma come ti dicevo Siria aveva un carattere forte e ha vissuto l'ingerenza e l'imposizione come dei soprusi, cosa che in effetti sono. Invece di regredire, si è ribellata e ha iniziato a declamare le poesie pubblicamente, coinvolgendo altri nostri compagni e amici. Ci trovavamo al parco come sempre, bevendo e scherzando insieme, facendo piccole bravate… e lei recitava le sue poesie. Come le uscivano le diceva, non le scriveva nemmeno più perché i suoi le avevano distrutte tutte. Improvvisava sul momento. Ai nostri amici sarà sembrata una bravata come le altre, non la vedevano così male. Ridevano e pensavano che avesse bevuto un po' troppo.
Ma l'O.P. ha preso le cose più seriamente e un maledetto giorno ce l'ha portata via. Sì, proprio così: le guardie sono arrivate nel parco e l'hanno trascinata via di forza. Abbiamo provato a difenderla, ma erano in tanti e due di loro hanno cominciato ad ammanettarci con la scusa di controllare che non stessimo bevendo sostanze illegali. Ovviamente era solo per tenerci buoni, non avevamo fatto nulla di pericoloso".
"Ma neanche lei…" replichi tu, colpito.
"Infatti. L'arte non è il Male, come pensano al Governo. Il male viene se le persone non possono esprimersi attraverso l'arte. Ecco perché i nostri manicomi sono pieni". Nella sua voce trapela indignazione contro l'ingiustizia e ora più che mai condividi la nobiltà di questo sentimento. Sei dalla sua parte, sei con l'associazione, ora e per sempre. Per sentirlo dentro di te non hai nemmeno bisogno che Linda termini la sua storia: "Quei maledetti l'hanno rinchiusa in un manicomio, col consenso dei genitori che poverini gli era caduto il mondo addosso e non sapevano che pensare, abituati come tutti ad obbedire… e quel giorno al parco è l'ultima volta che l'ho vista. Non ha resistito più di una settimana, in manicomio: si è uccisa".
A questo punto l'indignazione di Linda cede il passo al dolore e lei scoppia in un pianto dirotto, stringendosi a te. Un nodo si è impossessato della tua gola e nemmeno tu riesci a trattenere le lacrime, chiudi gli occhi e ti scivolano lungo il viso mentre le accarezzi i capelli. A poco a poco Linda si calma e d'un tratto si solleva, asciugandosi gli occhi e riprendendo a parlare: "Scusami, scusa se ti ho coinvolto, ma era da tanto che non pensavo così a lei. Sentivo che dovevo raccontartelo, perché tu capissi".
"Hai fatto bene, forse avevi proprio bisogno di sfogarti. E ho capito benissimo. Non voglio che succeda mai più quello che è successo a lei. E a te".
"E' quello che ho pensato anch'io, dopo il dolore. Ho cominciato a odiare l'O.P. e a sentirmi ancora più attratta dal mondo della poesia. Cercavo ogni elemento, ogni indizio che potesse portarmi a conoscere quel mondo; come se attraverso di esso potessi riavere lei. Così, quando ho cominciato a frequentare l'università mi è stato facile essere contattata dalla K.
Max è stato il primo che ho conosciuto: lui è l'Animatore, si occupa di coinvolgere nuovi adepti testando in segreto la sensibilità e le inclinazioni della gente". Quest'ultima notizia ti lascia un po' interdetto… chissà quali esperimenti mentali ha fatto per sondarti a tua insaputa!
D'un tratto un trillo improvviso vi fa sobbalzare sul divano. "Il cappuccino!" esclama Linda, alzandosi di scatto e fluttuando di corsa in zona cucina. Eh già, la macchina del caffè è programmata per presentarvi la colazione ogni mattina alla stessa ora, dandovi la sveglia. Ma oggi eravate presi da qualcosa di più importante del profumo di caffelatte che si diffondeva per la casa.

Vai al paragrafo 2.45