>DOCUMENTI:_

  Inchiesta sull'omicidio di Vittorio Amedeo Solaro
 
Riportata da Edoardo Borra in "Govone e il castello - Nel solco della storia del Piemonte"
     
   
     

Un testimone:
"Uscii dalla chiesa dopo la benedizione, solita a darsi la sera in diversi giorni della settimana. Mentre andavo verso casa incontrai il sig. Gio Tomaso figlio del sig. Gio Antonio Solaro con una spada lunga e il sig. Carlo Ubertino, altro fratello, similmente con spada lunga, cosa insolita.
Presi sospetto che questi due frati avessero qualche mala volontà e mi ritirai in casa.
Poco dopo sentii grida in piazza. Uscito, vidi il sig. Carlo Ubertino che si batteva col sig. conte Vittorio Amedeo a tempo che il sig. conte, essendo già ferito, non era più in grado di difendersi".

Testimonianza del barbiere (chirurgo), accorso in aiuto al ferito:
"Vuoli toccare il polso del conte e comprendendo che non v'era più gran vigore, tirando in disparte il Prevosto de presente luogo, gli dissi che non trovavo gran vigore nel sig. conte sudditto e in conseguenza superflui i medicamenti corporali. Dissi: V. S. l'assista l'anima, che non v'è più speranza di salute".

Referto del medico:
"Visitato il cadavere del conte Vittorio Amedeo nel castello, riscontrai due ferite, una sotto la mammella destra piccola penetrante fino ai muscoli e l'altra, sopra la stessa mammella, larga, penetrante tra la quarta e la terza costa nella capacità del torace con l'offesa delle parti precordiali. Quale ferita giudico assolutamente essere stata quella che ha dato la morte e giudico essere stata fatta da arma perforante e incidente come spada o altro simile instrumento. 21 luglio 1667, firmato Tomaso Appiano, medico".

   
 
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