1600 - PESTE E VIOLENZE A MONASTEROLO |
|
|||||
(SOLARO DI MONASTEROLO
E CASALGRASSO)
|
||||||
La
peste del '30
|
Nell'immaginario
collettivo il '600 viene associato spesso a due elementi, che ci sono familiari
grazie alla lettura dei "Promessi sposi" di Manzoni: l'epidemia
di peste e i soprusi perpetrati dai "bravi" a servizio dei signorotti
locali. Un periodo turbolento, in cui per l'uomo comune era difficile trovare
riferimenti nelle istituzioni e finiva per farsi giustizia da solo. Nella pianura saviglianese la peste si diffuse nell'estate del 1630: in città causò la morte di metà della popolazione, a Monasterolo il risultato fu simile, anche se non si ha il numero preciso (molti appestati d'altronde venivano cacciati e lasciati morire in aperta campagna ). La cappella di S. Anna fu eretta proprio per invocarne protezione dal terribile morbo. |
|||||
Il
"bravo" Rambaudi
|
Una
vicenda di violenza avvenuta a Monasterolo pochi anni prima ci rimanda invece
alla figura dei "bravi", qui rappresentati da certo Luigi Rambaudi,
molto probabilmente al servizio del conte Giovanni Francesco Solaro. Il Rambaudi fu accusato di essere entrato di notte nella casa dello speziale Carlo Antonio Solfo con l'intenzione di ucciderlo, aiutato da un compare, Giulio Cesare Brunetti. Non essendo riusciti nell'intento, i due ci riprovarono pochi giorni dopo, tendendo un agguato armati di archibugio nei pressi del castello: in quest'occasione erano di mira anche il fratello e il cugino dello speziale. |
|||||
Coinvolgimento
del conte Solaro |
L'attentato
fallì anche stavolta, ma Rambaudi venne arrestato. Il legame tra Rambaudi e Giovanni Francesco Solaro si deduce dal fatto che il "bravo" fu rilasciato proprio grazie al conte, che versò una cauzione di mille scudi d'oro. La faccenda risulta ancora più complicata, vedendo coinvolti altri personaggi: Giovanni Bisnardo, che prese a bastonate la madre dello speziale Solfi, ed altri banditi sconosciuti che ne devastarono la bottega spaccando vasi e stracciando libri e ricette. Per contro ci fu Giovanni Michele Alisio, che armato di pistola fece irruzione nella sala del consiglio di Monasterolo con l'intento di uccidere il conte Solaro. |
|||||
Conclusione
della vicenda
|
Dal
punto di vista giudiziario questo insieme di violenze fu inizialmente "liquidato"
con un indulto. Ma dopo altri tentativi vani, il "bravo" Rambaudi
con alcuni complici riuscì alla fine nel suo intento di assassinare
lo speziale Carlo Antonio Solfi. A seguito di ciò la giustizia prese seriamente in considerazione l'accaduto: a conclusione del processo il duca Carlo Emanuele I emanò un editto in cui autorizzava i parenti del Solfi a organizzarsi per catturarne gli assassini, vivi o morti. In poche parole, una "giustizia fai da te". |
|||||
Vai al castello di Monasterolo | ||||||